le foto che comprensibilmente non sono state scattate durante gli attimi di panico
dimostrano comunque la situazione 2/3 ore prima dell'apertura dei cancelli
con una temperatura di oltre 30 gradi
Il 14 luglio scorso a Verona c’è stata la prima data italiana del tour The Heavy Entertainment Show di Robbie Williams.
Per noi fans non è stato facile attendere in coda fuori dallo stadio l’orario di ingresso per accedere al palco. Anzi, ci sono stati dei momenti in cui eravamo seriamente preoccupati che potesse succedere qualcosa di brutto e che qualcuno potesse farsi male.
Robbie Williams non è un cantante neofita, è un artista con una carriera più che ventennale. Non è certamente il suo primo tour europeo e noi siamo abituati all’idea di essere in coda per molte ore e con diverse condizioni atmosferiche. Il gruppo di persone che si mette in coda fin dal giorno prima (alcuni anche due giorni prima) è composto perlopiù da gente che è già stata a decine di concerti di Robbie Williams, sia in Italia che all’estero.
Sappiamo come organizzare una fila perché è quello che facciamo da anni e se qualcuno di noi si è permesso di dare alcune indicazioni alla security e alla polizia è solo perché abbiamo esperienza in questo.
Esiste tra i fans un regola non scritta ma più che collaudata secondo la quale man mano che si arriva all’ingresso dello stadio e ci si mette in fila, ci si assegna un numero (scritto su una mano con un pennarello). E quando arriva il momento di entrare lo si fa senza problemi seguendo l’ordine di quei numeri. Durante le ore di coda ci si allontana tranquillamente per un po’ di tempo per potersi lavare, per poter usare il bagno e per poter mangiare.
Ogni volta è sufficiente spiegare alla security come siamo organizzati e loro molto tranquillamente collaborano con noi aiutandoci a rispettare l’ordine di arrivo.
Questo è quello che succede ovunque ma è anche quello che non è successo a Verona.
Il giorno prima del concerto, in corrispondenza dell’ingresso riservato ai possessori del biglietto “inner pit” (il posto più vicino al palco) sono state montate delle transenne a serpentina che servivano per tenere in fila ordinata le prime 250 persone. Nel giro di qualche ora però sono state smontate e tolte. I ragazzi impegnati in questo lavoro ci hanno spiegato che lo stavano facendo per motivi di sicurezza. Fin da subito abbiamo detto che si sarebbe verificato esattamente il contrario, le transenne sono la nostra sicurezza. E’ proprio grazie alle transenne che riusciamo a tenere la fila ordinata ovunque. Ci hanno risposto che stavano solo eseguendo gli ordini e che dovevano farlo per forza.
C’era solo un sottile nastro bianco e rosso a delimitare la fila, un nastro che come avevamo previsto si è rivelato totalmente inutile.
La mattina del 14, il giorno del concerto, alle 7:30 circa è scoppiato un forte temporale. Ci siamo riparate con mezzi di fortuna che comunque non sono risultati sufficienti. Per questo motivo molti di noi hanno dovuto temporaneamente lasciare la fila per asciugarsi e mettersi abiti asciutti.
I problemi sono iniziati proprio in quel momento. Al ritorno in coda abbiamo trovato persone che prima non c’erano, fresche e riposate perché non avevano fatto la notte fuori né avevano beccato il temporale.
Inevitabilmente sono iniziate le prime liti e le prime discussioni. Inizialmente si urlava solamente poi alcuni hanno iniziato a spingere e litigare sempre più forte.
La security e la polizia non hanno fatto nulla.
Per più volte siamo stati spinti e travolti dall’onda umana che tentava in ogni modo di scavalcarci e passare avanti. Ad un certo punto eravamo così schiacciati tra di noi che mancava l’aria. Eravamo tutti in piedi, stretti, appiccicati e all’ingresso mancavano ancora 3 ore!!
Eravamo davvero in condizioni disumane, accaldati e nervosi. Si sentiva solo gente discutere e si continuava sempre e comunque a spingere.
L’unico barlume di speranza l’abbiamo visto con l’arrivo di Cary, l’addetto alla sicurezza di Robbie Williams. Gli abbiamo immediatamente chiesto aiuto, lui sa bene come ci organizziamo in fila senza creare problemi. Lui stesso era sconvolto dalla situazione che aveva davanti ai suoi occhi. Ha spiegato ad alcune ragazze in fila che non gli permettevano di fare nulla e che la polizia italiana, il giorno precedente, gli aveva assicurato che avrebbe pensato a tutto. Era molto arrabbiato e preoccupato per come eravamo messi.
Lo abbiamo visto fare delle foto da più angolazioni per avere testimonianza di quanto stava succedendo. Se fosse successo qualcosa lui aveva le prove che eravamo completamente abbandonati a noi stessi.
Eravamo in trappola, un’ulteriore spinta ci avrebbe definitivamente schiacciati contro la cancellata di metallo del gate.
I primi della fila continuavano ad urlare di aprire i cancelli e di entrare perché mancava l’aria. Ma nessuno ascoltava. E nessuno cercava di far indietreggiare un po’ di persone per creare spazio vitale. Nulla. Eravamo completamente abbandonati, nessuno si preoccupava della nostra incolumità.
Cary, sempre più consapevole della nostra disperazione, ha preso in mano la situazione. Ha chiesto alla security di dividerci in gruppi da 100 e di mettere un cordone di uomini tra i gruppi prima dell’ingresso. Finalmente qualcosa iniziava a funzionare, dovevamo solo entrare nello stadio.
Ma è arrivato l’ennesimo problema. Le chiavi non erano quelle giuste e il cancello non poteva essere aperto. Non potevamo crederci.
Ancora altro tempo in attesa che trovassero le chiavi giuste, ormai eravamo senza parole. In fila c’erano anche alcune ragazze straniere, erano allibite e incredule per come era stato organizzato il concerto qui in Italia.
Finalmente arriva l’apertura dei cancelli, l’ingresso procede in modo ordinato e senza problemi. Hanno controllato le borse ed utilizzato un metal detector. Abbiamo raggiunto il palco camminando, senza spintoni e senza correre.
Alcune ragazze del secondo blocco, però, raccontano che dopo l’ingresso dei primi 100, quando ormai anche Cary era dentro lo stadio, c’è stato di nuovo il delirio. Ancora una volta la gente ha cominciato a spingere e scavalcare e nessuno si è fatto male solo per un colpo di fortuna.
All’interno dello stadio sembrava tutto finalmente tranquillo. Ma anche questa tranquillità è durata poco. Di nuovo, all’improvviso, l’onda umana ci ha spinto in avanti e siamo stati costretti a stare per molte ore ancora in piedi attaccati alle transenne. Perché nessuno ha fatto indietreggiare la folla?
Poi è arrivato lui, Robbie Williams! E finalmente è iniziato il concerto, la gente ha iniziato a divertirsi com’era giusto che fosse. Da quel momento in poi è andato tutto bene. Cary era sempre lì a monitorare la situazione e durante il concerto non c’è stato alcun incidente.
Se abbiamo scelto di scrivere dal nostro punto di vista cosa è successo non è per fare polemica ma è per raccontare quanto è stata complicata la giornata del 14 luglio. Bastava davvero poco per far sì che tutto andasse per il verso giusto. Non volevamo insegnare il mestiere a nessuno, volevamo solo essere ascoltati perché negli anni abbiamo imparato bene come gestire al meglio la coda fuori dallo stadio.
Infine qualche parola va a Cary. Grazie per il tuo lavoro, per l’impegno che ci metti per farci stare al sicuro. Ormai tu sei la nostra garanzia e quel giorno a Verona sei stato il nostro eroe!
Cronistoria redatta da Mariaelisa Mischitelli
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