Robbie e Ayda in questi giorni tra Cannes e Montecarlo
Ieri sera ho fatto intensa vita sociale.
Ho avuto abbastanza energia sociale per due ore e poi la batteria si è esaurita.
Ho potuto dire alla mia amica appena conosciuta, seduta accanto a me, che era successo proprio questo.
''Ho esaurito la carica, la carica sociale” ho detto. La cosa è stata accolta calorosamente. Ho trascorso la cena spiegando la mia sobrietà e la mia “situazione sociale”.
Ma poi mi sono sentito costretto a continuare a parlare. Non volevo, ma l'ho fatto. E credo che anche lei lo abbia fatto. Con l'ansia, dicevo solo la prima cosa che mi veniva in mente. Domande stupide e senza senso. E' allora che il problema inizia seriamente.
L'evento sociale si rivolta contro di me. La serata diventa una stretta mortale sulla mia sanità mentale e sul mio benessere psichico. Si manifestano la lotta o la fuga. Ma è strano dire: “Sono davvero in difficoltà, ti dispiace se smettiamo di parlare e faccio una pausa mentre fingo di giocare al cellulare?”.
Per fortuna, poi è arrivato il momento di andare. E così abbiamo fatto.
Oh, Ho capito cosa significa dire a qualcuno che pensa troppo, “smettila di pensare troppo”.
Immaginate di inciampare in un marciapiede e di rompervi una caviglia. Poi spiegate a qualcuno quanto fa male e lui si gira verso di voi e dice: “Non inciampare in un marciapiede”.
La vita è il marciapiede, la caviglia è il mio cervello.
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